In guerra per amore: Recensione e Trama

Pif l’ha rifatto. Ha usato il suo umorismo e la sua esperienza da “Testimone” a Le Iene per trattare temi seri quanto mai attuali.

“In guerra per amore” narra di una piccola epopea a tratti fin troppo fantasiosa di un giovane siciliano trapiantato a New York, che di inglese non riesce a mettere due parole in fila, il quale si arruola nell’esercito durante il secondo conflitto mondiale per raggiungere l’amata Sicilia e chiedere al padre della sua amata (interpretata dalla ormai onnipresente Miriam Leone), anche lei residente nella Grande Mela.

Il film a tratti ha un umorismo un po’ forzato, e alcune gag sono da dimenticare mentre altre sono molto divertenti. Certamente inferiore rispetto alla sua prima opera (“La mafia uccide solo d’estate”), scorre bene e non ha tempi morti, il pubblico col passare del tempo si lascia piacevolmente trascinare dalla storia e si schiera col nostro beniamino, forse ancor di più col personaggio del Tenente Catelli interpretato da Andrea di Stefano.

Ma la bellezza del film sta negli ultimi dieci minuti, e quindi nel messaggio finale che risulta essere a sorpresa, rispetto al precedente lavoro. Ci viene leggermente annunciato durante la visione ma arriva fulminante, d’impatto, e soffoca ogni sorriso, cancella ogni risata avuto nella precedente ora e mezza. Non ho intenzione di parlarne qui, sarebbe un grave spoiler, e farebbe perdere fascino alla pellicola.

L’impressione che si ha a questo punto è che Pif stia creando una specie di saga che ruota intorno allo stesso tema, che ha lo stesso protagonista (anche qui, come nel primo film, il protagonista si chiama Arturo Giammarresi), ma nonostante ciò non sia mai banale o scontato. Il rischio di esserlo con questo film era forte ma Pif non ci è cascato.

E’ cascato però in un’altra trappola, quella di voler tirare troppo l’umorismo e a tratti forzare alcune dinamiche di trama che ci fanno storcere il naso. Questo è un errore abbastanza comune, molti registi alla seconda opera calano. Un chiaro esempio può essere anche il secondo film di Checco Zalone, che come ritmo e umorismo si discostava pesantemente dal primo.

Il giudizio su questo film è mediamente buono. A tratti riderete, a tratti potreste storcere il naso e chiedervi dove vuole andare a parare e addirittura anticipare quello che purtroppo vuole essere un colpo di scena mal riuscito, ma, per il messaggio finale, questo film vale il prezzo del biglietto. Il monologo finale di uno dei protagonisti vi farà riflettere e accapponare la pelle, l’immagine di un Pif sconsolato vi farà rattristire, e le gag di due amici che ne passano di tutti i colori vi faranno tanto ridere.

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