“Daddy’s Car”: l’intelligenza artificiale impara a cantare

“Daddy’s car” è il titolo della prima canzone interamente composta con l’intelligenza artificiale. Per la prima volta, non è un uomo ad immaginare una melodia ma una macchina.

L’esperimento è stato condotto al Sony Csl Research Laboratory, grazie a un sistema di software chiamato Flow Machines e l’ausilio del compositore francese, Benoit Carré. Il lavoro dei ricercatori è stato quello di impostare un enorme database con circa tredicimila spartiti di differenti stili: dal jazz al pop, dal latino americano alla musica d’autore. Successivamente con “Flow Compose”, uno strumento di intelligenza artificiale, si è composta automaticamente un’armonia. Con “Flow Compose” si possono anche modificare le melodie o di comporre come se si stessero suonando strumenti diversi.

I ricercatori si sono comunque affidati all’ausilio di un’intelligenza umana: quella del giovane compositore francese Benoit Carré che ha scelto lo stile. La scelta del francese è ricaduta sulla melodia dei Beatles degli anni 60′. Infatti, a lavori ultimati, il pezzo ha ricordato a tutti, ricercatori e non, il celebre brano All You Need Is Love, un grande successo dei Beatles risalente al 1967. Il compositore poi ha lavorato anche per la produzione di un’altra canzone: “Mr. Shadow”. Le due canzoni artificiale faranno parte di un album che uscirà nel 2017, interamente realizzato dall’ intelligenza artificiale.

Così, nell’era dell’ oggettivazione e delle intelligenze artificiali, anche il più soggettivo ambito dell’intelligenza umana, quello artistico, in grado di immaginare, riflettere, fantasticare e creare, è stato reso oggettivo, artificiale e analizzabile. La scoperta dei ricercatori della Sony Cls Research è senza dubbio straordinaria ed è una pietra miliare dell’innovazione tecnologica. Tuttavia dietro a questa scoperta si cela un grave rischio; quello, in futuro, di lasciare ad un oggetto, la più bella responsabilità: quello di emozionare. Infatti, per quanto possa essere preciso e ben tarato, un oggetto non potrà mai emozionare più di un uomo; semplicemente perché un oggetto non si emoziona, non piange e non ride. Un uomo sì! Che questa scoperta sia dunque d’ausilio e non di sostituzione.

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Nato a Maddaloni il 16/05/1995. Vive a Beltiglio di Ceppaloni, un piccolo paesino della provincia di Benevento. Studia Lettere moderne presso l'Università degli Studi di Salerno. Scrive anche per Benevento ZON, AlBarSport.com e Derivati Sanniti.
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