Napoli Film Festival 18a edizione – Nuovo Cinema Italia

Il Napoli Film Festival non rientra di certo fra gli eventi cinematografici più conosciuti d’Italia; io per primo confesso di averne gravemente ignorato l’esistenza prima di questa appena conclusa ultima edizione, essendo stato coinvolto nella giuria di quello che è probabilmente il concorso più interessante del festival.

Parlo del Nuovo Cinema Italia, una proposta di cinque film scelti dal panorama del cinema indipendente italiano, il cui vincitore viene nominato da una giuria e riceve importanti vantaggi di distribuzione.

Questo è, a parer mio, il tipo di concorso più necessario che ci possa essere: l’intenzione di voler rivolgere l’interesse del pubblico a quel sottobosco di autori, che difficilmente riceveranno credito o riscatto in altro modo, incarna il concetto stesso di amore per il cinema e per chi il cinema lo fa, e merita il mio più totale rispetto. Questo quantomeno sulla carta.

Guardando oltre l’ottimo proposito, la resa di questo evento non è delle migliori. La stessa selezione dei cinque candidati ha visto comprendere due film e tre documentari, presentando una profonda diversità già nella natura stessa dei media, seppure competendo tutti nella stessa categoria.

La qualità stessa delle opere proposte risulta anch’essa piuttosto al di sotto delle aspettative, almeno secondo i miei parametri. Abbiamo i due film, Montedoro e Aldilà del Risultato, e i tre documentari, Non voltarti indietro, Wide Blue Delivery e L’Ombelico Magico.

Non considero nessuno di questi titoli consigliabili o di facile visione, fatta forse eccezione per quello che, non a caso, la giuria ha infine scelto come vincitore, ossia Wide Blue Delivery, del gruppo dei documentari: l’argomento che sceglie di esporre non lascia spazio a grandi masse, trattasi della rotta di una nave mercantile della Repubblica del Brasile tra Italia, Mediterraneo e Africa occidentale, o meglio, delle testimonianze degli uomini a bordo di questa. 27 persone di culture diverse, il cui lavoro consiste nel salpare su queste navi e restare isolati dal mondo e dagli affetti per lunghi mesi.

Il regista Alessandro Cattaneo ha dimostrato una lodevole iniziativa nell’intraprendere con palpabile passione questo viaggio per nulla facile, allo scopo di documentare e mostrarci come questi uomini, ormai non più animali di terra, affrontano questo stile di vita. Ad incorniciare tutto ci sono, ovviamente, le immagini del mare: spettacolari, suggestive, Cattaneo cattura al meglio l’imponenza di quello che è forse il reale protagonista di queste storie.

Non un titolo per tutti, come dicevo; il documentario difficilmente catturerà l’attenzione di chi non è interessato alla tematica, e probabilmente difetta di una durata troppo lunga in relazione a ciò che viene narrato. Tuttavia, l’amore per l’arte c’è, la poesia nelle immagini c’è, la passione per ciò che si vuole mostrare c’è, e c’è soprattutto una grande promessa alla macchina da presa: Cattaneo ha dimostrato, attraverso le sue carrellate e le sue intuizioni, di avere un notevole talento stilistico, non comune nelle opere prime, e questo insieme a quanto già detto ha convinto la giuria a proclamarlo vincitore, nella speranza di rivedere la sua ottima mano potenziata al cinema.

Fra i restanti titoli non resta nulla di veramente esaltante; ho trovato interessante Montedoro, che forse potrei consigliare per l’atmosfera angosciosa decisamente efficace ed un tocco autoriale nella messa in scena davvero niente male, che però non salvano la trama esageratamente stucchevole ed una resa visiva insufficiente, dovuta ad un problema di conversione dalla pellicola al digitale.

Ho invece trovato assolutamente orribile l’altro film, Aldilà del Risultato, una drammedia basata intorno alla vita di cinque studenti universitari. Mal scritto, mal recitato e mal girato, forse il montaggio e la fotografia decisamente buona salvano questo film che non dice nulla di nuovo o interessante, cercando di mostrare un quadro della vita del giovane universitario, ma finendo per diventare una parodia di questa. La giuria ha tuttavia deciso di dedicare una menzione d’onore a questo film, probabilmente per la maggiore fruibilità e per il tema sicuramente più vicino allo spettatore medio, rendendolo il più promettente al botteghino, o forse per una diversa chiave di lettura che, personalmente, non ho incontrato.

Così si chiude quindi il Nuovo Cinema Italia, un concorso che non ha del tutto ripagato le mie aspettative, ma che se tenuto d’occhio nei prossimi anni può dare veramente tanto al cinema nostrano, e questo non può che fare bene.

About Francesco Aufiero 1 Articolo
Studente di cinema con la velleità del regista, le cui recensioni non propongono altro che la sua umile, poco interessante e spesso pignola opinione personale. Gli argomenti trattati girano sui film e, occasionalmente, altri media.
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