
Sono tempi bui per l’umorismo a tinte forti: la rivista Charlie Hebdo viene querelata per diffamazione aggravata dal comune di Amatrice; Mannelli viene criticato per una vignetta sulla Boschi considerata “sessista”.
La nuova programmazione televisiva spinge sempre di più verso il cabaret leggero e frivolo, all’acqua di rose. Ma in Inghilterra e negli USA la situazione è ben diversa: una costante sperimentazione artistica ha portato la Stand-up comedy, classico stile umoristico anglosassone, a rappresentare quasi la “coscienza critica” delle masse. Con un linguaggio non sempre ortodosso, certamente, ma sempre in maniera schietta e sorprendente.
Uno dei migliori Comedian americani del nuovo millennio è indubbiamente Louis C.K. Cresciuto in Messico, si trasferisce a Boston, dove sviluppa la passione per la comicità, ma è a New York che la sua carriera spicca il volo: serate dal vivo nei locali di tutta la città, partecipazioni in diversi Late Show (Letterman e O’ Brien per dirne un paio) e teatri riempiti in tutti gli USA.
Nel 2010, arriva la grande occasione. Seppur con un budget limitatissimo, Louis C.K. scrive, dirige, produce e interpreta una serie Tv per il canale FX, Louie, arrivata ad oggi alla quinta stagione. La trama è quasi inesistente: una versione fittizia della vera vita di Louis C.K., comico di discreto successo, divorziato e con due figlie. Le puntate alternano spezzoni di pura stand-up comedy a spezzoni di sue esperienze personali, spesso surreali e grottesche.
Partiamo col dire che le puntate non hanno una vera e propria continuity, spesso addirittura alcuni attori interpretano diversi personaggi stagione dopo stagione. Ma ciò che resta costante è la crudezza con la quale presenta situazioni imbarazzanti: possiamo trovate simpatiche ultranovantenni con una cultura piuttosto arretrata (“mi passi quelle unghie di negro, tesoro?”), ragazze madri continuamente dallo psichiatra, quarantenni zitelle che circuiscono il nostro “eroe” al limite dello stupro. I maschi non sono da meno, gli amici di Louie sono in buona parte comici falliti, ubriaconi da lounge bar, showmen arrivisti e viscidi.
Non mancano le guest star, talvolta ricorrenti: Chris Rock, Robin Williams, David Lynch, Sara Silverman e decine di altri stand-up comedian amici e colleghi di Louis C.K.. Uno su tutti il grande Ricky Gervais, un dottore che con la massima leggerezza scherza su cancro, AIDS e demenza senile.
Cosa convince di più in questa serie? Il semplice fatto che per quanto la vita possa essere patetica, tragica e disgustosa, una risata non può che aiutare le persone che soffrono. Anche se si ride della loro sofferenza, la parolaccia, il riferimento sessuale, i gesti volgari diventano strumenti catartici per superare la quotidianità, troppo spesso terribile.
Insomma, in questi tempi bui, in cui una battuta può provocare più dibattito di una riforma sul lavoro, è bene scoprire (o riscoprire) quanto può essere bello essere presi in giro, per ridere di noi stessi e capire che nulla deve essere preso esclusivamente sul serio, nemmeno la morte.